Una ricerca sui ragazzi con alto quoziente intellettivo
Lo strano destino
dei bimbi intelligenti
MAURO SPIGNESI
Un bimbo in seconda elementare ha chiesto in aula quando fa 5 diviso 2? E il maestro gli ha risposto che "non si può fare". Ma lui, rientrato a casa, ha preso il suo salvadanaio e diviso 5 franchi in 2 e cinquanta centesimi. Ha risolto il problema "intuitivamente", nessuno gli ha spiegato come si fa. Un episodio raccontato da Giovanni Galli, psicologo e psicopedagogista dell'Association Suisse pour les enfants précoces, che lo ha inserito in un articolato studio sugli studenti ad alto potenziale cognitivo. Genietti, per capirci. Bambini che pur avendo una marcia in più non sempre sono agevolati, ma anzi spesso diventano un problema per la scuola. "Perché magari durante le lezioni si annoiano nel sentire il docente tornare spesso su un argomento per fissarlo bene", spiega Galli: "E dunque in alcuni casi, non trovando una loro dimensione sviluppano aggressività e malessere, a casa o in classe. Non succede sempre, non è automatico. Ma accade".
In Ticino 7 bambini, dopo un test, hanno ottenuto di saltare una classe, perché hanno una velocità d'apprendimento superiore. È una delle misure previste dalle nuove direttive del Decs, per evitare che le potenzialità di questi ragazzi vengano in qualche modo ostacolate.
Secondo gli studi i "genietti" sono il 2,28 per cento della popolazione scolastica, tenendo conto che si sta parlando di un universo di circa 35 mila allievi ticinesi vuol dire 795 nelle scuole dell'obbligo. Teoricamente, però, i casi sono di più. "Perché - riprende Galli - bisogna considerare non soltanto i ragazzi con un quoziente d'intelligenza di 130 punti, ma vi è una zona sensibile dai 125 punti in su. E questo ci porta a dire che in Ticino uno studente su 20 - in tutto dunque 1745 ragazzi - è intellettualmente precoce. Ed è sorprendente". Il problema è che la scuola interviene quando registra un profilo di disagio certificato. E gli altri? Sfuggono.
Al di là dei numeri, tuttavia, i "genietti" spesso diventano un problema. Per l'insegnante, per l'istituzione scolastica, e per le famiglie. Sono da maneggiare con cura. "Molte mamme e papà - spiega ancora Galli che si occupa proprio del sostegno pedagogico - si trovano spiazzati, vedono nei loro bambini la sofferenza e non trovano sempre nella scuola un interlocutore adatto, perché del problema ci stiamo occupando da poco e dobbiamo attrezzarci. Non è colpa di nessuno, ma dobbiamo intervenire". Come? Correggendo il percorso didattico, favorendo l'adattamento, cercando di capire il perché di certi comportamenti. "Bisogna comprendere innanzitutto che l'alto potenziale cognitivo non sempre corrisponde alla riuscita scolastica, spesso si confonde il talento con l'iperapprendimento. Questi ragazzi imparano molto intuitivamente, non vanno per sequenze ordinate, progressive, come i loro compagni. Hanno un'accelerazione. E pertanto hanno necessità di sistematizzare quanto imparano". Devono essere seguiti. "Mi chiamano molte famiglie preoccupate" aggiungeGalli: "Quando chiedono a scuola, i docenti rispondono di non preoccuparsi, che hanno un figlio molto intelligente e basta".
Tanto è vero che su 16 testimonianze (in 7 casi i genitori sono ricorsi a corsi extrascolastici) raccolte da Galli ben 9 volte sono stati padri e madri ad accorgersi delle qualità del figlio, soltanto 4 volte l'istituto scolastico.
mspignesi@caffe.ch
30.10.2011