Novità sul caso del Tamil ucciso dalla polizia a Brissago
Deviata dall'inferriata
la pallottola mortale
MAURO SPIGNESI
Uno, due colpi in rapida successione. Il terzo, forse quello mortale, sarebbe stato sparato attraverso una ringhiera. E il proiettile, toccando una sbarra, avrebbe deviato la traiettoria, andando a colpire all’altezza del petto il tamil di 38 anni rimasto ucciso in una palazzina di Brissago. C’è un nuovo dettaglio che va ad aggiungersi agli altri emersi in questi mesi su quanto accaduto nella notte fra il 6 e il 7 ottobre scorso, quando un agente di 28 anni, e da 5 nella polizia cantonale, sparò a un richiedente l’asilo. Il migrante era ubriaco, sbraitava, e con due coltelli stava minacciando due connazionali con i quali aveva litigato in precedenza. I due stavano accompagnando la pattuglia lungo le scale della palazzina dietro la piazza di Brissago.
Per ora, c’è da precisare, non è ancora arrivata al procuratore Moreno Capella che coordina l’inchiesta, la perizia della polizia "scientifica" di Zurigo, chiamata ad effettuare gli accertamenti. Ma dalle analisi, dai primi rilievi medico-legali e dagli interrogatori effettuati in questi mesi, è stato possibile ricostruire la scena del "crimine".
Sul corpo di Karan, si chiamava così il tamil morto, sono stati ritrovati tre fori. Il segno dei proiettili esplosi dalla pistola d’ordinanza del poliziotto, che si trovava sulle scale che portano al monolocale al primo piano dove alloggiava il richiedente l’asilo. Due pallottole lo hanno colpito al fianco destro e al rene. L’ultima, quella mortale, ha toccato una sbarra della ringhiera alta una settantina di centimetri, è stata deviata ed ha raggiunto il torace.
Intanto, la moglie della vittima Vijitha, 36 anni, le figlie Tharsikaa, 20, e Tharsini, 16, dopo essere arrivate in Ticino con un visto d’entrata a durata limitata per il funerale, e dopo aver chiesto ufficialmente asilo politico, si trovano ancora a Basilea. Qui sono arrivate, contando evidentemente sull’appoggio di alcuni connazionali e di alcune associazioni umanitarie che le hanno aiutate a presentare la domanda d’asilo, come era stato confermato a fine ottobre dall’ambasciata svizzera nello Sri Lanka. Non si sa più nulla, invece, di Mathanakumar, 32 anni, il fratello di Karan che aveva seguito la cognata in Svizzera ma che poi aveva fatto perdere le sue tracce.
10.12.2017