Banche e istituti finanziari alla prova dell'automazione
Nelle Piazze svizzere
38 mila posti a rischio
MASSIMO SCHIRA, MAURO SPIGNESI
Una piazza finanziaria diversa. Più tecnologica, ma con meno personale impiegato. Una tendenza che potrebbe "contagiare" anche la Piazza finanziaria svizzera e ticinese. Che potrebbero vedere ridotti gli impieghi di 1.800 unità rispetto ai circa 6.000 attuali in Ticino e di 37.000 unità sui 124.000 totali nel Paese. Cifre di una piazza che diverrebbe però più efficiente e con posti di lavoro più interessanti. È quella tratteggiata dall’amministratore delegato di Ubs, Sergio Ermotti in un’intervista rilasciata recentemente al sito Bloomberg Markets. Secondo il dirigente, con i giusti investimenti e puntando su tecnologie all’avanguardia, la maggior banca elvetica potrà rinunciare fino al 30% dei suoi circa 95mila dipendenti. Previsioni sulla carta preoccupanti per l’evoluzione del mercato del lavoro.
Un cambiamento tecnologico, comunque, non può essere completato dall’oggi al domani. "Parlare di cifre legate al futuro è sempre un’operazione rischiosa. Ma il trend tecnologico è strutturale, forte. È una sorta di ‘rivoluzione industriale ritardata’ applicata alla finanza - osserva Franco Citterio, direttore dell’Associazione bancaria ticinese (Abt) -. I progressi soprattutto informatici acconsentono di essere automatizzate ad un numero sempre maggiore di funzioni nel settore bancario, come succede un po’ in tutti gli altri settori industriali e dei servizi". La prospettiva di una piazza finanziaria più efficiente e con professioni più qualificate, ma in minor numero, è una sfida tra opportunità da cogliere e rischi da evitare anche per chi si occupa di formazione. "Sicuramente la digitalizzazione porterà a cambiamenti nell’organizzazione del lavoro e alla perdita di una serie di ruoli e attività che si tradurranno inevitabilmente in perdita di posti di lavoro - spiega Alberto Petruzzella, presidente dell’Abt -. Ma non sarà un processo rapido, per questo è importante sin da oggi seguire l’evoluzione della situazione sotto il profilo sociale, perché inevitabilmente ci saranno dei contraccolpi. Detto questo, però, la digitalizzazione creerà nuove opportunità e anche posti di lavoro in altri ambiti non tradizionali, perché bisognerà inventare, sviluppare e seguire le nuove attività e serviranno nuovi profili professionali".
Proprio in questa direzione vanno le richieste da parte sindacale. "Vogliamo una formazione continua obbligatoria - spiega Denise Chervet, segretaria centrale dell’Associazione svizzera degli impiegati di banca -. Solo in questo modo le competenze degli impiegati possono essere all’altezza delle esigenze del futuro. Non vogliamo, come oggi, assistere a licenziamenti di personale con la scusa che non è formato a sufficienza".
Il trend digitale è percepito in modo chiaro anche all’interno degli ambienti bancari. Confrontati sempre più spesso con nuove forme di concorrenza, non a caso, legate proprio allo sviluppo tecnologico. "Si vedono sempre più spesso società informatiche che offrono a loro volta servizi di tipo bancario, ma non in modo tradizionale - conferma Citterio -. Il che porta tutto il settore a dover per forza recepire la necessità di analizzare a fondo alcune funzioni, per capire dove l’elemento umano ha davvero importanza e dove, invece, ne ha meno. Il cambiamento non va però visto solo dal profilo dei costi o del prezzo da pagare in termini di minor numero d’impieghi. Ci saranno nuovi prodotti da gestire e nuove consulenze da fornire. Per la piazza finanziaria svizzera e ticinese è un’opportunità per profilarsi dal profilo dell’innovazione". Non è quindi il momento di lasciarsi prendere dal panico. "Io sono ottimista - commenta Ettore Bonsignore, condirettore generale della Banca Pkb di Lugano -. È vero che con la digitalizzazione si andrà verso un cambio generazionale, ma i clienti avranno sempre bisogno di un’offerta personalizzata che genererà nuovi posti di lavoro, più specialistici. E noi, in campo internazionale, abbiamo le competenze e la passione per offrire questi valori".
Sul futuro, comunque, qualche nube rimane. "Le macchine, i software senza le risorse umane non vanno avanti - conclude Alberto Petruzzella -. Non so se alla fine il saldo sarà negativo, ma lo temo". m.s./m.sp.
22.10.2017