Storie di migranti da Bardonecchia al confine francese
La speranza affonda
tra le nevi del confine
FOTOREPORTAGE DI PABLO GIANINAZZI
Mohamed Bambore ha 29 anni, in tasca un permesso di protezione internazionale (in scadenza) concesso dall’Italia, dove è arrivato nel 2012 dal Burkina Faso. Cissè Alassane, invece, ha 17 anni e come Ibrahim Diallo, che di anni ne ha 16, arrivano dalla Guinea. Sono saliti sin quassù a 1.312 metri d’altitudine e ora osservano il cartello blu con la scritta bianca della stazione di Bardonecchia, alta Val di Susa, in Piemonte. Come loro altre centinaia di migranti sono partiti da qui per attraversare il confine e giungere in Francia, oltrepassando il ripido colle della Scala sino a toccare una altitudine di 1.800 metri e sfidare temperature che raggiungono anche i meno quindici gradi. Una roulette. Chi ci prova sa, perché i loro amici li hanno avvertiti attraverso una chat su Whatsapp, che non sarà affatto facile. Che c’è il pericolo valanghe, che ci si può perdere, che la neve è alta anche un metro e mezzo, che alcuni ci hanno rimesso la pelle e li hanno trovati molti giorni dopo assiderati.
Chi invece è riuscito nell’impresa non ha fatto i conti con la gendarmeria francese. E una volta passato il confine è stato catturato, infilato in un pulmino e riportato da dove era partito: l’Italia. "Abbiamo passato il deserto, abbiamo affrontato un lungo viaggio in mare al limite della sopravvivenza", raccontano alla stazione dove c’è un cartello che scoraggia certe avventure. In quattro lingue, francese, inglese, arabo e tigrino c’è scritto appunto "pericolo". In questi mesi invernali le squadre del Soccorso alpino di Bardonecchia hanno contato migliaia di migranti al valico del colle della Scala. E hanno effettuato decine di interventi per salvarli.
Cissè e Ibrahim, nonostante tutto, hanno deciso di partire. Non hanno un’attrezzatura da neve. Attorno alla stazione la temperatura segna meno sei gradi mentre un vento gelido non concede tregua. Camminare la notte non è affatto facile, soprattutto per chi è abituato a vivere sotto il sole, con un clima torrido e non ha mai visto in vita sua la neve, né sa quali sono le insidie del freddo e del ghiaccio che si incontra in quota. Serve un’ora per raggiungere a piedi la frazione di Melezet, a 1.367 metri, e poi da lì, salendo ancora, si passa per pian del Colle, non lontano dal confine con la Francia. D’estate è una passeggiata tra le preferite degli escursionisti. In queste strade si può anche passare in auto, come fanno tanti turisti sino all’autunno. D’inverno, e soprattutto la notte, è un insidioso percorso a ostacoli. Cissè e Ibrahim ci tentano, affondano le gambe nella neve e provano ad andare avanti. Vogliono raggiungere la Francia. Ma non sono preparati per percorsi come questi. La loro voglia, la consapevolezza di essere giunti lì e di poter conquistare un mondo nuovo, gli ha consentito solo di fare qualche chilometro. Sbucano dal buio e passano infreddoliti e bagnati sotto la luce fioca delle lampade della stazione di Bardonecchia. Sorridono amaro. L’avventura è finita. La speranza no.
r.c.
11.02.2018