In Svizzera uno su 5 assume farmaci a rischio dipendenza
Se della pasticca...
non si fa più a meno
CRISTINA GAVIRAGHI
La schiena duole, ma con le pastiglie date dal dottore si torna a star meglio, così bene che, anche se la cura è finita, la si continua. Ed è così che a quel farmaco non si riesce più a rinunciare e la terapia evolve in modo subdolo in dipendenza.
Il Servizio specializzato di Zurigo per la prevenzione dell’abuso di alcol e farmaci (www.zuefam.ch) ha definito il consumo eccessivo di medicinali "una tossicomania discreta, femminile, taciuta, legale, non evidente e molto diffusa", descrivendo bene il fenomeno. Nella Confederazione sembra che una persona su dieci assuma farmaci che possono causare dipendenza e, secondo stime forse in difetto, sarebbero 60mila gli svizzeri già dipendenti da qualche farmaco e 170mila quelli a rischio. La maggior parte sono donne, spesso anziani, persone che non si rendono conto di abusare dei medicinali che vengono loro prescritti e non cercano aiuto.
Il fenomeno non è grave come negli Usa, dove nel 2013 ci sono stati più morti per overdose da farmaci che per incidenti stradali, ma gli esperti richiamano a una maggiore attenzione al problema, tanto che l’Ufficio federale della sanità ha inserito la dipendenza da farmaci nella Strategia nazionale dipendenze. I medicinali incriminati sono gli antidolorifici, specialmente gli oppioidi, le benzodiazepine, tranquillanti per combattere insonnia e ansia, e gli psicostimolanti.
Con la popolazione che invecchia, di antidolorifici e sonniferi c’è sempre più bisogno. Ma un fisico anziano metabolizza in modo diverso i principi attivi ed è più suscettibile a eventuali effetti tossici. Se a ciò si aggiunge anche un deperimento cognitivo, ecco che il rischio di un abuso o un cattivo uso dei farmaci, anche inconsapevole, aumenta.
Per i più giovani la farmacodipendenza può derivare dal desiderio di sentirsi bene e di essere sempre all’altezza di ciò che i ritmi frenetici della vita pretendono. Il facile accesso ai farmaci e la convinzione che siano sicuri, perché prescritti e del tutto legali, fanno il resto. Si comincia col prendere una pillola per superare le limitazioni di un mal di schiena o di un’ansia che sopraggiunge per un periodo difficile, ci si sente meglio e non si riesce più a smettere. La dipendenza è sia fisica, con un corpo che soffre senza il farmaco, sia psicologica, con una mente sempre alla ricerca dell’agognata pillola. Si può arrivare a vere e proprie crisi di astinenza da cui ci si può liberare con l’aiuto di specialisti e che a volte possono richiedere addirittura il ricovero.
L’abuso di droghe illegali e alcol è più manifesto, mentre la farmacodipendenza passa spesso sotto silenzio, eppure può agire in tempi rapidi. Il continuo bisogno di benzodiazepine può insorgere già dopo poche settimane di uso, ne servono sempre di più per ottenere gli stessi effetti e il rischio di dipendenza cresce con la durata del consumo e con le quantità somministrate.
Difficile è per i medici parlare di dipendenza e abuso con i propri pazienti così come è spesso difficile rifiutare loro altre prescrizioni. Eppure è dal medico di famiglia che può arrivare il primo aiuto a chi è farmacodipendente. È qui che il curante può accorgersi di richieste e comportamenti anomali del paziente e agire di conseguenza fornendo supporto e indicazioni per contrastare l’abuso di medicinali. Purché il medico sia preparato a riconoscere e gestire una condizione spesso sottovalutata e ignorata.
10.06.2018