Una missione di solidarietà nel Kenia dai volontari ticinesi
"Il Lorenza's Centre
eredità di mia moglie"
GIUSEPPE ZOIS
Tutto cominciò da un viaggio nel Kenya. Una stretta al cuore: "Per quella gente, soprattutto per quei bambini bisogna fare qualcosa, e presto", disse perentoria Lorenza Bernasconi al marito Gilberto, attivo nel commercio di frutta e verdura con campo base a Manno. Correva il 2000. Lorenza non perse tempo: studiò, progettò e nel 2002 costituì una fondazione, la "Child to Child for Africa" poi riconosciuta a fine 2005 dal governo del Kenya con il nome di Children of Africa. Obiettivi: promuovere, incoraggiare e sostenere l’insegnamento di base, finanziando strutture scolastiche esistenti e nuove e puntando sulla formazione professionale. Nel lungo e perdurante ponte di solidarietà Gilberto Bernasconi, 71 anni, è affiancato dalla figlia Carolina, 31 anni; la regia generale è assicurata da un Consiglio di fondazione e da un comitato operativo.
Nitidi i ricordi di Gilberto su tutto il percorso di presenza e di aiuti: "Per molto tempo abbiamo lavorato nel distretto di Kwale. Uno dei primi progetti fu la ristrutturazione della scuola pubblica di Waa, una trentina di km da Mombasa, frequentata da 700 allievi". In parallelo con l’intervento di Waa, si è dato sostegno a un gruppo di donne, a Ukunda: i loro figli sono stati inseriti in un progetto di adozioni a distanza, che poi è stato esteso a bambini provenienti da villaggi rurali, individuati su segnalazione del Dipartimento di tutela dei minori. Un’ottantina di ragazze e ragazzi oggi possono frequentare la scuola.
Da cosa nasce cosa: ecco prender corpo l’idea di una scuola professionale femminile. Carolina lo motiva "come seguito logico dell’intervento di Waa. Le ragazze, molte delle quali con storie di disagio, violenze, matrimoni precoci, una volta terminata la scuola primaria, sarebbero ripiombate in una condizione di solitudine e di rischio. Si decise perciò di mettere in cantiere una scuola professionale per chi non ce la fa a proseguire gli studi, creando un ambiente sicuro, protetto e con supporto psicologico".
L’anno scolastico nel Kenya inizia a gennaio. Siamo nel luglio 2010 quando viene purtroppo a mancare Lorenza, il motore di questo impegno, e la famiglia sente la continuità come un dovere morale. Gilberto si rimbocca ancor più le maniche: "Dovevamo ultimare l’opera entro gennaio. Ho fatto più di una volta viaggi dal giovedì alla domenica per seguire i lavori. Fu un’impresa ma riuscimmo nell’intento". Questa scuola porta doverosamente il nome della pioniera: "Mama Lorenza’s Vocational Centre".
È un complesso a ferro di cavallo con aule, biblioteca, salone per coiffeuse, spazio-computer, refettorio, 4 dormitori da 16 letti ciascuno, 6 camere, bagni, docce e anche un negozietto dove si vendono i lavori delle ragazze.
Qui ogni anno sono accolte 64 studentesse tra i 15 e i 21 anni: 32 iscritte al corso biennale di parrucchiera-estetista, 32 a quello di sartoria e lavorazione della pelle, con complemento di informatica, management, aiuto in cucina e nell’orto, sport. Dall’apertura sono state formate 155 studentesse e 116 di loro oggi hanno lavoro. L’istituto è registrato presso il Ministero della Gioventù e il Tvet Authority, leader nella regolamentazione, garanzia della qualità e accreditamento della formazione professionale. L’impegno ora è quello di attivare anche il personale indigeno nel reperire entrate, perché servono 140mila franchi all’anno.
Gilberto si illumina pensando al cammino fatto: "Ogni anno, quando a settembre c’è la cerimonia di consegna dei diplomi abbiamo la ricompensa più bella a tutto il carico di sacrifici e di preoccupazioni che questa storia di cooperazione rappresenta per noi. Quelle ragazze ti danno la giusta motivazione". E Carolina conclude: "C’è una lezione di umanità, di rapporto con le persone, il tempo, la natura. Valori che noi stiamo perdendo".
(5 - fine)
20.10.2019