I bacini di montagna per sfruttare il solare grazie alla neve
L'offensiva del fotovoltaico
parte dai laghetti alpini
ANDREA STERN
Altro che Sonnenstube. Oggi il Ticino non brilla affatto in materia di energia solare. Solo il 3,1% del consumo elettrico cantonale è assicurato da pannelli fotovoltaici. Al Nord delle Alpi, nonostante la meteo meno clemente, la percentuale è già dal 3,8%. E nella grigia Germania addirittura dell’8,6%. "Abbiamo un enorme potenziale non sfruttato - sostiene Rocco Cattaneo, consigliere nazionale del Plr, che dopo una carriera da petroliere ha deciso di battersi per lo sviluppo del fotovoltaico -. Già solo sviluppando l’agrovoltaico, posando pannelli sui ripari fonici e creando degli impianti sui laghi artificiali potremmo produrre un teravattora di energia. Quindi aumentare di un terzo l’attuale produzione cantonale".
Il problema sta nel convincere i cittadini. Perché se nessuno contesterà la posa di pannelli solari sui ripari fonici autostradali, sicuramente troverà maggiore resistenza la realizzazione di impianti fotovoltaici galleggianti sui laghetti alpini. "Capisco le obiezioni - afferma Cattaneo -, ma d’altra parte dobbiamo renderci conto della necessità di aumentare la nostra produzione elettrica per abbandonare le energie fossili. I laghetti alpini offrono una delle migliori situazioni possibili per l’energia solare, grazie al riverbero della neve garantiscono un’ottima produzione anche nei mesi invernali, quelli più critici in pianura".
Un primo tentativo è già in corso in Vallese, al Lac de Toules, a 1810 metri di quota. Lì da poco più di un anno è in corso un progetto pilota con un impianto fotovoltaico galleggiante. Pare, secondo la società che lo gestisce, che il suo rendimento sia fino al 50% superiore rispetto a un impianto analogo installato in pianura. E almeno finora nessuno lo ha accusato di deturpare il paesaggio del lago artificiale. "Le dighe sono sicuramente un intervento più evasivo. La Verzasca è stata trasformata dalla sua diga. Forse oggi non sarebbe più possibile costruire strutture del genere. Ma è solo grazie a queste dighe che oggi il Ticino riesce a coprire abbastanza bene il proprio fabbisogno energetico. Se non ci fossero, ci troveremmo in difficoltà".
Anche oggi siamo chiamati a pensare in grande. E ad agire in grande, ma anche in piccolo. "Chiaramente bisogna continuare a incentivare - prosegue Cattaneo - la posa di pannelli solari sui tetti delle case e delle industrie. C’è ancora tantissimo da fare in questo senso. Poi andrebbero anche create delle comunità di consumo tra vicini, in modo che chi produce energia solare in esubero possa condividerla facilmente".
La situazione odierna non favorisce infatti chi produce più del proprio fabbisogno. "Io ad esempio sto per realizzare un impianto sul tetto di uno stabile di logistica a Cadenazzo. Produrrà un milione di chilowattora, quindi più o meno il doppio dell’energia che viene consumata nello stabile. Risparmierò quindi sull’acquisto di energia elettrica, che oggi pago tra 24 e 25 centesimi a chilowattora. Ma la mia energia in esubero verrà acquistata dall’azienda elettrica a prezzi molto più bassi. Le attuali tariffe oscillano tra 7 e 8 centesimi".
Basta questo esempio per capire che produrre più energia di quella che si consuma non è un affare. Ma è comunque un investimento per il futuro. "Gli stessi Paesi petroliferi l’hanno capito - conclude Cattaneo -. Oggi investono più di tutti nelle energie rinnovabili. Non si tratta di essere pro o contro il petrolio. Significa capire che la strada tracciata è questa. E non si tornerà più indietro".
a.s.
30.01.2021